Un obiettivo che non sia l’invidia

Tengo traccia delle mie letture, come presumibilmente tutti. Una volta lo facevo qui – c’era una pagina dedicata – poi ho smesso e sono passata a un quadernino. Segno cosa leggo ogni mese e a fine anno faccio il totale. Certi anni sono più soddisfatta di altri, senza che in questo si possa ravvisare una logica: trenta è meglio di venti, certo, se si tratta di euro trovati per caso sul marciapiedi. Per i libri direi che dipende dai libri, magari un anno ne bastano sette. 
A scriverlo mi sembra ancora più banale di quello che è, eppure mi ci sono educata perché non è un ragionamento che sento come naturale. È in corso una gigantesca competizione globale: devo leggere più di tutti, più dei following di Instagram e Twitter sommati, più foto di libri sul comodino, più spedizioni punitive in libreria, più pacchi di IBS e del Libraccio, più unboxing live su Snapchat, più punteggio nelle sfide di lettura, più “ho aggiunto XY alla mia libreria aNobii” spammati su Twitter (per carità, scollegate i social tra loro), più copertine colorate e piatti di frutta fresca in pendant.

Ho sempre voluto molto bene ai condivisori di copertine sui social, e anche io faccio parte della cerchia perché è un modo semplice e immediato per dare un consiglio: una delle mie più grandi gioie è sapere che quattro persone guardano un film che ho guardato io o leggono un libro che è piaciuto a me. Ma se si fa caso alla frequenza di certe condivisioni (tolti i casi di chi con i libri ci lavora e può avere esigenze diverse), i conti non tornano e soprattutto non si tratta più di consigliare un buon testo ma di far vedere agli altri quanto ce l’avete lungo.
Non si possono leggere tutti quei libri. Non abbiamo abbastanza tempo davanti.
Se leggessi senza interruzioni per il resto della mia vita non riuscirei a finire le centinaia di volumi che ho nella mia libreria, figuriamoci comprandone di nuovi, figuriamoci lavorando, figuriamoci avendo una vita sociale, dormendo, guardando le serie tv, andando al cinema, dovendomi preparare da mangiare. Allora l’internet, che è così bello e ricco e divertente, diventa il solito posto dove testare l’invidia degli altri e sentirsene lusingati, dove sperimentare le mille sfumature di inadeguatezza sperimentabili. 

Qualche settimana fa leggevo di questo gioco che coinvolge le librerie indipendenti di tutta Italia e chiama i lettori a una specie di maratona di lettura che porterà alla proclamazione di un vincitore a fine anno. È tutto giusto: le librerie indipendenti, il carattere giocoso, l’istigazione alla lettura, leggete tanto sempre ovunque e più che si può perché vi rende persone migliori. Ma perché impostarla come maratona? Perché vince chi legge di più? Ci si può fermare a trentacinque ma, attenzione, la maratona completa è di cento libri in un anno. Ragazzi, centoDue libri a settimanaPerché chi riesce in questa follia dovrebbe essere più bravo di chi legge due libri al mese? E poi quali sono questi due libri al mese o alla settimana o all’anno, qualcuno se lo chiede?

Non mi dite che è un pretesto. O meglio: lo è, è solo un modo per movimentare le acque e trovare spunti – come i giochini su Goodreads e le classifiche e le stellette – ma non credo sia giusta la strada per cui anche alla lettura dobbiamo avvicinarci tramite l’accumulo. Sì, anche: lo facciamo già per i vestiti che abbiamo nell’armadio, le serie tv che guardiamo una dopo l’altra al grido di “addio vita sociale :(” e “cos’altro c’è da vedere su Netflix, ho visto tutto :(“, per i cosmetici che le youtubers ci consigliano da dieci anni e che ormai possiamo spostare agevolmente da un cassetto all’altro soltanto con l’utilizzo del muletto.

Il meccanismo non è molto diverso da quello dell’Instagram di Chiara Ferragni – o equivalente – che non dice mai “Hi guys, questa borsa è di ottima fattura e sta proprio bene con queste scarpe: mi va di spiegarvi il perché”, ma fotografa il suo mostruoso armadio sul punto di esplodere. I commenti alla foto sono una teoria di donne che si stracciano le vesti perché vorrebbero anche solo due delle Chanel che lei impila come noi impiliamo i vecchi numeri di TV Sorrisi e canzoni nel portariviste in bagno, e finiscono per maledire le proprie finanze, la propria vita e la Ferragni stessa.

Avevo la pagina delle mie letture, qui, poi l’ho tolta perché non ci stavo dietro ed era più veloce aggiornare con carta e penna. Se avessi adesso quella pagina, la cancellerei perché non voglio avere la sensazione di stare gareggiando per la maratona o che qualcuno pensi di non essere un bravo lettore perché legge meno di me. A gennaio ho segnato qualche obiettivo da raggiungere, ovviamente non numerico ma teso piuttosto a colmare qualche lacuna o soddisfare certe curiosità che mi trascino dietro da anni e poi vengono sommerse dalle novità e dalla vita. Vorrei mantenere la lettura un posto sicuro, con i paraspigoli sugli angoli.

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